Lettori fissi
giovedì 28 febbraio 2013
Corso annuale di Kata Bunkai (Formigine 23 febbraio)
Efficacia e precisione della tecnica. I preziosi insegnamenti del Maestro Shirai sotto i riflettori del corso annuale di Kata Bunkai che si è svolto sabato 23 febbraio al palazzetto dello sport di Formigine (Modena). Il lungo stage promosso dall'Istituto Shotokan Italia ha avuto una grande partecipazione nonostante la copiosa nevicata. Sensei Shirai, affiancato da alcuni dei migliori tecnici della Fikta, ha messo sotto la lente ben dieci applicazioni dei kata Taikyoku Shodan, i cinque Heian, Tekki Shodan e i tre Sentei Bassai Dai, Empi e Hangetsu. I partecipanti hanno ascoltato con attenzione e praticato a coppie con il massimo impegno, cercando di curare posizioni e movimenti senza perdere di vista la funzionalità delle sequenze e la forza.
sabato 16 febbraio 2013
I segreti di Gankaku
Dopo la lezione di venerdì scorso in palestra, incentrata su
kata e bunkai di Gankaku, ecco un interessante articolo tratto dalla rubrica
“Engi bunkai dello stile Shotokan” sull’ultimo numero della rivista trimestrale
Karate Do (28/2012), dedicata proprio
a questo particolare kata.
Foto di Daniele Fregonese |
Il nome del kata si
compone di due ideogrammi cinesi che rappresentano le rocce e una gru, in
giapponese rispettivamente “gan” e “kaku”. L’immagine evocata è quella di una
gru immobile sulla cima di una roccia, ferma su una sola zampa, mentre osserva
il suo avversario al quale si oppone solo con l’aura di superiorità che essa
emana (nel taoismo la gru è simbolo d’immortalità e saggezza). Corpo e spirito
restano perfettamente saldi aspettando che l’avversario si scoraggi, a quel punto
l’attacco viene effettuato di sorpresa e all’improvviso.
E’ considerato un kata
molto antico e il nome originale di Okinawa era Chinto, pare derivato da un
marinaio cinese naufragato nelle isole Ryukyu circa 200 anni fa e lì fermatosi
a insegnare. Il termine Chinto può essere tradotto come “combattere contro
l’est”, oppure “dove sorge il sole”. Si dice che sia stato tramandato da Bushi
Matsumura, che sviluppò le tecniche del cinese integrandole con quelle dello
stile della gru, oppure che lo abbia imparato direttamente nella forma attuale
(la tipica posizione “kamae” del Gankaku è identica alla posizione della gru
dello stile Shaolin).
La prima traccia di
questo kata è presente a Tomari, poi modificato dai Maestri Kiyatake e Itosu,
per giungere all’ultima versione del 1922 del Maestro Funakoshi. Egli ne
modificò il nome in Gankaku, non solo per presentarlo in lingua giapponese, ma
anche per rimuovere le connotazioni della battaglia che il nome Chinto portava
con sé. In quel periodo cambiò anche alcune delle tecniche e l’Embusen per
renderlo più somigliante agli altri stili Shotokan e conforme ai suoi nuovi. E’
praticato negli stili Shotokan e Shito-Ryu.
Gankaku è un kata
interessante e difficile da imparare, è dinamico e composto da tecniche uniche,
con mutevoli posizioni alte e basse. I movimenti sono leggeri e scattanti, ma
anche lunghi e controllati. Nello Shotokan l’azione principale è quella di
stare in equilibrio su un piede ed è proprio questa la sua peculiarità. Il suo
stile è esigente, con movimenti veloci e alterni, ma in sequenza fluida, in
contrapposizione al riposo totale della posizione statica, ricercando il rilassamento
mentale, per una sorta di “ipnosi” dell’avversario.
Questa posizione su
una sola gamba, che oltre all’equilibrio richiede buona concentrazione, veniva
effettuata in origine con la pianta del piede contro l’interno del ginocchio,
mentre nella versione Shotokan si effettua con il collo del piede nel cavo del
ginocchio.
Il bunkai descrive
generalmente questo kata come utile sui terreni irregolari e collinari.
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venerdì 15 febbraio 2013
Con il Maestro Shirai a Ferrara
Mercoledì 13 si è svolto il primo dei due stage annuali - organizzati a Ferrara, per le sole cinture nere - tenuto dal Maestro Shirai.
La serata è stata intensa e gratificante, ricca di spunti di riflessione.
L'allenamento ha riguardato in modo particolare lo studio di sequenze di tecniche di kumite, in cui gli attacchi di pugno erano difesi con parate doppie o triple da effettuare con lo stesso braccio.
Nella seconda parte dello stage si è passati allo studio della forma, con l'esecuzione di Heian Nidan e Heian Yondan, compresi relativi bunkai.
Il messaggio che a mio avviso ha permeato l'intero allenamento è stato quello del fare il massimo, secondo le proprie possibilità, perché anche quando non si è in grado di eseguire una specifica tecnica, c'è sempre qualcos'altro che può essere fatto con pari potenza e pari efficacia.
Ed è proprio il caso di aggiungere "ichi go ichi e" - ogni incontro è irripetibile - perché allenarsi con il Maestro Shirai fornisce valore aggiunto sempre nuovo, tanto che - come si suol dire - ogni lasciata è persa.
(Nella foto, il Maestro Shirai - di Federica Achilli)
mercoledì 13 febbraio 2013
ICHI GO ICHI E
OGNI INCONTRO E' IRRIPETIBILE
(commento del Maestro Riccardo Pesce)
Tratto dal testo in
lingua giapponese del monaco Zen Watarai Shoujun (1947-2007):
<<Incontrare le persone cortesemente. Nel momento di
lasciare una persona possiamo pensare che anche il bellissimo incontro di oggi
può darsi che sia solo per una volta. Pensando al fatto che “può darsi” che non
ci si incontri più per tutta la vita, bisogna trattare le persone come: “ichi
go ichi e”. Se si pensa che questo incontro può non avverarsi una seconda
volta, per renderlo importante occorre intrattenere la persona con l’ospitalità
del cuore>>.
Normalmente, tenendo
sempre la morte lontana dai nostri pensieri, diamo per scontato che la persona
che abbiamo incontrato oggi la possiamo rivedere tranquillamente domani così
come le cose che non facciamo oggi pensiamo di poterle fare domani. Certamente
a volte è possibile, ma non sempre! Risulta quindi che il comportamento con gli
altri non sempre sia corretto, magari siamo scortesi (domani chiederemo poi
scusa…), magari non siamo attenti alle esigenze dell’altro, magari non lo
ascoltiamo con attenzione, tanto poi la prossima volta…
<<Anche potendo incontrare la stessa persona
nuovamente, non la si incontrerà nella stessa situazione, con la stessa
relazione, con lo stesso stato d’animo>>.
Una prossima volta può
anche esserci, ma non sarà certo uguale perché le condizioni saranno diverse.
Quel momento (incontro), se non è andato bene, se c’è stata qualche macchia,
ormai è passato e non è più rimediabile.
<<E’ per questo che le persone si trovano nella
situazione di “ichi go ichi e” ogni giorno. Questo non vale solo per l’incontro
con altre persone, ma vale anche con l’incontro con se stessi di oggi, con il
panorama che ci circonda e che possiamo vedere oggi, quindi con il giorno di
oggi>>.
A volte si può essere
a posto con gli altri, ma non è detto che lo siamo con noi stessi e invece
questo fatto è molto importante. Anche con noi vale il fatto che qualcosa non
sistemato subito rimane macchiato: un vaso caduto si può riparare con la colla,
ma non sarà più integro. Anche con la natura che ci circonda è importante
essere in sintonia ed avere un buon rapporto. Le mutazioni che l’essere umano
sta compiendo nei confronti della natura sono terribili e non sempre
rimediabili.
<<Questo termine (ichi go ichi e) non si addice
unicamente a momenti particolari come ad esempio la Cerimonia del The. Se si
tratta l’incontro con altre persone concentrando lo spirito con cortesia,
parlando in buona fede, in verità ci accorgiamo che anche nel quotidiano ci si
può riempire di gioia, di soddisfazione, e ciò è meraviglioso>>.
Possiamo dire quindi
che ogni giorno possiamo mettere in pratica (ichi go ichi e) non solamente in
momenti dove la ritualità sia molto in evidenza e l’etichetta favorisca un
certo comportamento, ma anche in quella comune di tutti i giorni, tenendo
presente il concetto di “impermanenza”: nulla può rimanere eternamente così
com’è e, soprattutto, anziché pensare a ciò che potremmo fare domani, potremmo
impegnarci a rendere pieno “questo momento” (qui e ora).
<<Occorre provare senza indugio oggi a mettere in
pratica questo principio>>.
lunedì 11 febbraio 2013
Lo stage prima della tormenta
Una bella giornata di sole, domenica 10 febbraio a Scandiano, ha accompagnato lo stage regionale organizzato dalla Fikta. Circa 320 i partecipanti, suddivisi per grado, seguiti dai Maestri Ukmar, Pesce, Munari, Guidetti, Lazzarini e Perlati. Due ore e mezza di allenamento incentrate su tecniche di autodifesa, un'esperienza molto interessante per i presenti: gli "intrepidi" Luca, Valentina, Alessandra, Elisa e Davide.
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